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stefaniabarbaro

MA PERCHE’ HO SEMPRE FAME? / BUT WHY AM I ALWAYS HUNGRY?

Aggiornamento: 9 mar 2021



È la domanda che la maggioranza di noi si è posta almeno una volta… al giorno! Soprattutto in questo periodo dove ansia, depressione e anche solo un generale malessere e senso di precarietà non aiuta.

È anche una domanda alla quale spesso si fa molta fatica a dare una risposta.

Il cibo, come il sesso, è l’unica azione umana che coinvolge tutti i 5 sensi, fateci caso: olfatto, gusto, vista, udito e tatto. A chi di noi non è venuta l’acquolina annusando il profumo di grigliata o il profumo del pane appena sfornato, il rumore che si sente quando si addenta qualcosa di croccante, davanti ad una tavola imbandita o quando si ha in mano un frutto maturo. Il problema è capire quando la fame è fisiologica e quando è qualcos'altro.

Quando si è bambini il nostro fisico è “settato” per farci sentire lo stimolo della fame quando ha bisogno di ricaricare le batterie. C’è sicuramente la gola, ma è finalizzata solo a sé stessa.

Quando diventiamo grandi il cibo, come per le altre dipendenze (sesso, droga, alcol..) diventa "altro": diventa lo strumento per sfogare rabbia, ansia, frustrazioni, via di fuga, premio e punizione.

Investiamo il cibo di altri significati ed affetti.

Riuscire a capire quindi cosa ci sta succedendo è quindi importante e fondamentale. Una conoscenza di sé aiuta a capire cosa ci sta succedendo nel momento stesso in cui ci sta succedendo e quindi ad affrontare in maniera diversa l’impulso che ci porta a “riempire” con il cibo il momento.

Quindi cosa fare?

Prima di tutto cercare di capire se è fame fisiologica o fame emotiva (o nervosa).

La fame fisiologica è quando è il corpo che ci manda segnali: brontolii allo stomaco, lievi capogiri. In questo caso abbiamo fame ma non c’è una urgenza impellente, si può decidere consapevolmente cosa mangiare e non ci si avventa sul cibo arraffando tutto quello che abbiamo davanti.

La fame nervosa o emotiva, al contrario, è urgente, impellente e riferita a cibi già pronti di qualsiasi tipo. Si passa infatti dal salato al dolce senza sensazione di scelta, in maniera automatica e inconsapevole lasciandoci insoddisfatti e spesso con un forte senso di colpa e di vergogna.

Una volta capita la differenza è importante cercare di capire cosa ci sta succedendo: prima di tutto rendersi conto che si sta mangiando, quindi capire quali sono le emozioni che stiamo provando e cercare di trovare un modo diverso per gestirle, in maniera più adeguata e funzionale.

Stiamo mangiando per noia? Rendersene conto può portare a fare altro: uscire a fare una passeggiata, leggere un libro o vedere un film. Stiamo mangiando per frustrazione? Capire da dove arriva e se c’è un modo diverso e che ci faccia meno male per sfogarla.

Una piccola gratificazione ogni tanto è più che umana ma sempre con la consapevolezza di quello che si sta facendo per aiutarci poco per volta a recuperare un senso di possesso sulla vita che si sta vivendo.

E se non ce la si fa da soli, un aiuto professionale potrebbe essere una sostituzione alla fetta di torta: un po’ meno dolce ma sicuramente di maggiore soddisfazione.


That's the question most of us have asked ourselves at least once...a day! Especially in these days and age where anxiety, depression and even just a general malaise and sense of insecurity doesn't help.

It's also a question that we often struggle to answer.

Food, like sex, is the only human action that involves all 5 senses: smell, taste, sight, hearing and touch. Who among us has not been tempted by the smell of grilled food or the aroma of freshly baked bread, the sound you hear when you bite into something crunchy, in front of a table set for a meal or when you hold a ripe fruit in your hand. The problem is to understand when hunger is physiological and when it is something else.

When we are children our body is "set" to make us feel the stimulus of hunger when it needs to recharge its batteries. There is definitely gluttony, but it is only aimed at itself.

When we grow up, food, like other addictions (sex, drugs, alcohol...) becomes "something else": it becomes a tool for venting anger, anxiety, frustration, an escape route, a reward and a punishment.

We invest food with other meanings and affections.

Being able to understand what is happening to us is therefore important and fundamental. A knowledge of oneself helps to understand what is happening to us in the very moment in which it is happening to us and therefore to deal differently with the impulse that leads us to "fill" the moment with food.

So what to do?

First of all try to understand if it is physiological hunger or emotional hunger (or nervous hunger).

Physiological hunger is when the body sends us signals: stomach rumblings, slight dizziness. In this case we are hungry but there is no urgent need, we can consciously decide what to eat and we do not rush on food grabbing everything we have in front of us.

Nervous or emotional hunger, on the contrary, is urgent, impelling and referred to ready made foods of any kind. In fact it is possible to pass from salty to sweet foods without any feeling of choice, in an automatic and unconscious way leaving us unsatisfied and often with a strong sense of guilt and shame.

Once we understand the difference it is important to try to understand what is happening to us: first of all realize we are eating, then understand what emotions we are feeling and try to find a different way to manage them, in a more appropriate and functional way.

Are we eating out of boredom? Realizing this can lead to doing something else: going out for a walk, reading a book or watching a movie. Are we eating out of frustration? Figure out where it's coming from and if there's a different, less hurtful way to vent it.

A little gratification every now and then is more than human but always with the awareness of what you are doing to help us little by little to recover a sense of ownership over the life you are living.

And if you can't do it on your own, a professional help could be a replacement for the slice of cake: a little less sweet but certainly more satisfying.

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